Aglio cinese contaminato. Il trucco per riconoscerlo !
Posted on 3 agosto 2017
Ingrediente fondamentale nella preparazione di due capisaldi tricolori, della tradizione gastronomica italiana; la PIZZA alla MARINARA (di cui ho già scritto quì) e gli Spaghetti Aglio, Olio e Peperoncino, è L’AGLIO. Presente in entrambe le pietanze, facili da preparare, vegetariane e dietetiche, dove aromi, sapori ed accostamenti dei colori hanno diverse proprietà benefiche sul nostro umore.
“Un piatto semplice e genuino che oggi, nell’era dei mercati globalizzati e della moda imperante degli ipermercati, rischia di essere italiano solo nei colori che lo caratterizzano: il verde dell’olio (o del basilico nel caso della pizza), il bianco dell’aglio ed il rosso del peperoncino”.
Il monito arriva da Elvira Tarsitano, biologa, Università degli Studi di Bari Aldo Moro e componente della Commissione permanente di Studio dell’Onb (Ordine nazionale dei biologi) ‘Igiene, Sicurezza e Qualità’.
“L’epoca in cui viviamo, più di qualsiasi altra, è caratterizzata da importazioni illegali, contraffazioni, truffe milionarie a danno non solo dell’economia nazionale e dell’intero sistema di produzione agroalimentare italiano, ma anche della salute dei consumatori e della tutela dell’ambiente.
Come dimenticare le sofisticazioni dell’olio di oliva italiano? Olio greco, spagnolo, tunisino e marocchino, meno pregiato di quello italiano, viene smerciato per prodotto nazionale. Qualche perplessità emerge in merito anche ai rischi igienico-sanitari, considerato che in molti Paesi extracomunitari come la Tunisia ed il Marocco le leggi sono meno rigide sull’impiego di pesticidi in agricoltura.
Molti prodotti italiani rischiano di essere soppiantati e di sparire dalle nostre tavole a vantaggio di quelli d’importazione. Un esempio riguarda proprio l’aglio – avverte – Oggi riuscire a trovare nei super/ipermercati aglio di provenienza nazionale risulta un’impresa davvero ardua”.
Sui banchi di vendita “è sempre più diffusa la presenza di aglio proveniente dalla Spagna, dal Messico e soprattutto dalla Cina. Quest’ultimo nella maggior parte dei casi arriva illegalmente nel nostro paese. Il contrabbando di aglio cinese negli ultimi anni ha causato non solo danni alla biodiversità dei prodotti locali, ma anche economici stimati nell’ordine di circa 60 milioni di euro, come denunciato dall’ufficio anti-frodi dell’Unione europea (Olaf), che ha lanciato l’allarme dell’esportazione illegale di aglio cinese in Italia dal 2006.
L’aglio cinese è entrato in Italia – dice l’esperta – attraverso operazioni fraudolente simulando una falsa origine del prodotto da paesi come Giordania, Serbia, Turchia ed Egitto, con ripercussioni anche sulla sicurezza alimentare, oltre che sulla tutela della produzione gastronomica tipicamente italiana”.
In particolare, l’organizzazione dei giovani agricoltori della Confagricoltura “ha invitato i consumatori a fare una prova di confronto tra l’aglio cinese e quello italiano – dice la biologa – tenendoli entrambi al buio e ricordando che l’aglio tenuto lontano dalla luce germoglia. Il risultato di questa operazione è che l’aglio nostrano germoglia, quello cinese no, e questo significa che è un vegetale non vivo, probabilmente trattato con prodotti chimici e forse anche tossico”.
E il peperoncino? E’ presente sulle tavole “da tempi antichissimi. Il suo ingresso in Europa – ricorda – è avvenuto grazie a Cristoforo Colombo nel 1493. Il peperoncino da allora in poi ebbe nel vecchio continente una diffusione capillare anche per la sua capacità di acclimatarsi e per la facilità di coltivazione. Nella cucina italiana ancora oggi è molto usato. In particolare, in alcune regioni come la Calabria è diventato l’ingrediente base dei piatti tipici regionali, basti ricordare la famosa ‘nduja, a base di carne di maiale ed il ‘caviale dei poveri’, conserva a base di pesce novellame. In altre, come la Basilicata, il peperone di Senise ha ottenuto il marchio Igp dall’Unione Europea. Ebbene, anche il peperoncino, assieme alle sue proprietà benefiche per il nostro organismo è stato al centro di alterazioni illegali con sostanze dannose per la salute”.
La contraffazione, l’importazione illegale e l’imitazione però “continuano ad avvenire, non solo per gli ingredienti di un piatto semplicissimo come la spaghettata aglio, olio e peperoncino, o anche sulla versione piccante della Marinara … ma, purtroppo, per molti altri prodotti tipici italiani: la lista è lunghissima e cresce quasi esponenzialmente.
La cronaca nazionale in questi giorni ha messo in evidenza come il mercato delle imitazioni del marchio “made in Italy” ha fatturato circa 50 miliardi di euro, una somma corrispondente a circa la metà dell’intero fatturato del sistema agroalimentare nazionale, inclusi i prodotti Dop e Igp”.
Come districarsi nell’immenso mare delle contraffazioni? Come mangiare bene e essere sicuri che ciò che si mangia non sia dannoso per la nostra salute? “Bisogna informarsi – raccomanda l’esperta – Leggere sempre l’etichetta e gli ingredienti riportati sulle confezioni degli alimenti che si acquistano.
La normativa in materia prevede una serie di indicazioni da riportare sull’etichetta (denominazione esatta degli ingredienti, additivi e coloranti presenti nel prodotto, la quantità, il peso sgocciolato per i liquidi, le modalità di conservazione, di consumo e la data di scadenza, il nome del produttore o del distributore, il codice che consente di identificare il lotto di appartenenza del prodotto)”.
Un utile strumento a tutela della sicurezza alimentare dei consumatori è che l’etichetta sia più completa possibile, per esempio con l’indicazione dell’origine del prodotto e del luogo di lavorazione.
“E’ bene rivolgersi alle associazioni dei consumatori e alle aziende sanitarie locali per eventuale assistenza in materia di sicurezza alimentare. Nel caso di prodotti difettosi o sospetti – prosegue – è possibile risalire al produttore o distributore e rintracciare i vari lotti di fabbricazione, mediante codici impressi sulle confezioni si può risalire al giorno e al lotto di produzione, provvedere alle analisi necessarie ed eventualmente se necessario far ritirare tempestivamente questi prodotti dalla vendita”.
Rispettando queste regole “si contribuisce alla nostra sicurezza alimentare, anche se ciò non ci da ovviamente una garanzia assoluta”, ma quanto meno limita al massimo la possibilità di errore!
Per quanto riguarda noi abruzzesi (e non solo noi, ovviamente) invece, possiamo fruire del nostro Tipico Aglio rosso di Sulmona, da poco raccolto, ed al quale sono stati dedicati nello scorso mese di luglio diversi convegni e sagre proprio nella città di Ovidio.
Aglio rosso che viene tutelato da un apposito Consorzio (al quale vi suggerisco di rivolgervi in tutta tranquillità, come faccio anche io, per il suo acquisto), che proprio nel mese di Marzo ha rinnovato i proprio vertici, i quali si sono dati un impegnativo programma di lavoro – con la neo Presidente Stefania Baldassarre – dal riconoscimento DOP al consolidamento dei canali commerciali, dal rilancio della produzione di seme certificato ENSE al garantire assistenza tecnica qualificata ai soci.
Al termine di questo articolo vi propongo un video che vi illustra finanche come poter diventare “Mister Aglio Rosso” … e poter finalmente “sapere” di aglio …
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