Mozzarella di bufala, pomodoro San Marzano, datterino Igp, pomodorino del Piennolo, datterino, pomodorino di Pachino, pomodoro giallo datterino, Piccadilly, ramato, marinda, perino, basilico.
E’ con questa creazione, dal titolo “10 pomodori interpretati in una Margherita”, che Giorgio Sabbatini ha bissato il titolo di campione di pizza classica al campionato mondiale a Fiere di Parma, il quale ho avuto il piacere di conoscer già diversi anni or sono in altre competizioni ed a cui porgo le mie più sentite congratulazioni.
Ma sarei ancor più felice se potessi congratularmi con lui (simbolicamente come rappresentante di categoria) come campione d’incasso in qualità di titolare di pizzeria …!?
Perché questo mio auspicio ?
Perché purtroppo la realtà dei titolari di pizzerie in Italia, e ben diversa e molto meno celebrativa:
(notizia ANSA), alla fine del 2015 si contavano 367mila attività, tra ristoranti (197mila imprese) e caffetterie (170mila), sparse in tutta Italia.
In crescita di oltre 31mila unità rispetto al 2011, ma delle nuove aperture, TRE SU QUATTRO hanno abbassato la saracinesca e oltre il 45% non è riuscita a resistere al terzo anno di vita !
Questo è quanto riportavo in un mio articolo dei primi di gennaio di questo anno, dal titolo: “Volevo solo fare il PIZZAIOLO e vendere la PIZZA…!” dove si puntava il dito contro il dilettantismo dilagante nella ristorazione, in generale, anche grazie alla notorietà data dai media al settore, falsandola alquanto.
Tutto ciò e tanto altro ancora … avviene mentre i grandi colossi americani si preparano a farci il culo a stelle e strisce sfruttando quella che è la nostra specialità riconosciuta in tutto il mondo: la pizza.
Prendiamo Domino’s per esempio.
Domino’s, che è un’aziendina da quasi 2 miliardi di dollari di fatturato, dall’apertura del primo punto vendita Milanese (ormai più di un anno fa) è messa così:
- Ne ha aperti altri tre in totale, il quarto è in apertura, e ne prevede 11 entro fine 2016;
- E’ alle porte un laboratorio di produzione centralizzato;
- La sede italiana conta 80 dipendenti, che presto diventeranno 150;
- Cinque ragazzi italiani sono a Miami a fare formazione per gestire i prossimi locali milanesi.
Ma prendiamo anche Pizza Hut, che sta implementando l’ordine via chat collegato ad un bot autorispondente.
E che dire di Foodora, Deliveroo o Justeat, che stanno saturando il mercato del food delivery rendendo facilmente fruibile e accessibile il servizio di consegna a domicilio di qualsiasi ristorante italiano, anche se non strutturato per farlo?
Insomma, è in atto una vera e propria rivoluzione che riguarda il Food Delivery, e la pizza ne è una protagonista assoluta.
E i pizzaioli italiani?
Beh, mentre il mondo ci sorpassa, i pizzaioli d’asporto italiani (oltre a partecipare a campionati di vario genere, verso i quali sia ben chiaro non ho assolutamente nulla contro), fanno le file agli scatolifici per accaparrarsi prima di tutti i cartoni fallati a 5 cent in meno al pezzo.
Storia vera, tra l’altro.
(Sì, ci sono pure quelli bravi e preparati. Fortunatamente! Ma sono rari come l’intelligenza!)
Per farla breve, io trovo che i pianeti siano allineati.
O la categoria del food delivery in Italia si evolve, e lo fa ADESSO, o verrà spazzata via senza nemmeno accorgersene.
Ma ecco che giunge un Salvatore della patria dei Pizzaioli ; un certo Lorenzo Ferrari della Ristoratore Top che potete leggere nel seguente articolo linkato e titolato in grassetto con:
La Guida Definitiva sull’aprire e sul gestire una Pizzeria d’Asporto di successo mettendola in quel posto ai colossi Americani
Se si inizia a ragionare in quest’ottica, e convinciamo quanti più pizzaioli possibili a fare lo stesso, Domino’s e i vari colossi americani… ce li mangiamo. E saremo noi a spazzare via loro, senza che nemmeno se ne rendano conto.
Buon lavoro. Noi, ci siamo.
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