IL KAMUT – CEREALE Alternativo … Ma non proprio Senza GLUTINE
Posted on 26 settembre 2016
Quando si parla di cereali alternativi al frumento o quando si affrontano alcune tematiche relative ai problemi di intolleranza/allergia ecco che immediatamente si parla di cereali, pseudo cereali ecc. che naturalmente non contengono glutine, commettendo qualche volta clamorosi errori. A questo proposito penso che occorra fare un piccolo chiarimento su un concetto nebuloso nato dalla confusione mediatica che è stata fatta e che si continua a fare intorno a quel cereale che si pensa si possa trovare in natura con il nome di KAMUT.
Dopo aver già affrontato in questo Blog, la questione in merito alle FARINE ALTERNATIVE al FRUMENTO TENERO e DURO, eccomi a fare una ulteriore precisazione su questo che diciamolo fin da subito è un CEREALE a tutti gli effetti, ed in quanto tale, il suo contenuto di glutine naturale valutato è superiore sia alle varietà di frumenti teneri sia a quelli duri e pertanto assolutamente non adatto all’alimentazione dei celiaci. A mio avviso è fondamentale ribadire che contiene glutine proprio perché a molti soggetti che soffrono di intolleranze/allergie al glutine viene “consigliato” di utilizzare il cereale a marchio-Kamut al posto del frumento, senza sapere che in pratica sostituiscono il frumento … con un altro frumento, nonostante nel disciplinare AIC sia riportato chiaramente che marchio – Kamut, segale, orzo, avena, farro, spelta, monococco, triticale contengono glutine.
Specifichiamo anche che la parola Kamut non è neanche il nome di un grano ne tanto meno di una varietà e/o specie botanica rientrante nella famiglia delle Graminaceae o similari, ma “KAMUT” è un nome di pura fantasia, inventato, commerciale ed opportunamente coperto da brevetto che la Società americana Kamut International ha posto su una varietà di frumento registrata negli Stati Uniti con la sigla QK-7. Avendo registrato per così dire “il marchio” chiunque utilizzi il nome Kamut deve essere pertanto autorizzato dalla Kamut International. La varietà di frumento prodotto e venduto con il marchio Kamut è coltivato solamente nel Montana ed in Canada appunto con il controllo e la supervisione della Società detentrice del brevetto.
Secondo il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali non esistono coltivazioni in Italia del cereale a marchio KAMUT e pertanto è per forza di cose importato. Solamente dieci aziende italiane lo posso importare e sono solo quelle autorizzate dalla Kamut International; può essere macinato solo da mulini autorizzati e venduto solo previa autorizzazione. Tutti i prodotti che riportano pertanto il nome KAMUT sono preparati e venduti sotto licenza della Kamut International e sotto il controllo della Kamut Enterprises of Europe. Il grande pubblico lo conosce con il nome del marchio proprio in funzione della forte campagna di marketing pubblicitario che è stata fatta, ma in realtà non è altro che una varietà di frumento nota con il nome generico di Frumento Khorasan. Da un punto di vista prettamente botanico appartiene allo stesso gruppo genetico del frumento duro, in particolare alla specie Triticum turgidum sottospecie turanicum ed è originario proprio del Khorasan, una regione compresa tra l’Anatolia e l’Altopiano dell’Iran. Da un punto di vista nutrizionale mostra rispetto a qualsiasi varietà di frumento duro (ad esclusione del farro dicocco e del farro spelta) e tenero un apporto proteico naturalmente superiore ed indicativamente valutato intorno al 15.5% , un maggior apporto di potassio, selenio e betacarotene.
Nelle preparazioni culinarie ha sicuramente degli indubbi pregi per il suo particolare e caratteristico gusto, facile digeribilità, notevole apporto energetico e versatilità: primi piatti, pasta, snacks, prodotti da forno dolci, pane, pizza, ecc. La confusione in proposito però è troppa, l’impatto di marketing pubblicitario/business sia in panificazione sia in pizzeria è elevatissimo, il costo è un pochino elevato se paragonato alle caratteristiche salutistiche – nutrizionali, il monopolio dell’Azienda è indiscusso, la richiesta delle autorizzazioni un obbligo, gli accordi fatti con la Kamut International per guadagnare la leadership del mercato italiano sono una certezza, il prodotto non è proprio a chilometri zero, beh … che altro dire …
Fonte: Federazione Italiana dei Panificatori - Simona Lauri
…. Io qualcos’altro da dire c’è l’ho … ossia che nella stessa famiglia del Kamut, abbiamo anche due grani duri italiani; il Senatore Cappelli e la Saragolla, entrambi grani antichi, di cui quest’ultimo di origine autctona abruzzese ma entrambi comunemente coltivati in Abruzzo, quindi possiamo dire; stessi vantaggi, ma questa volta si a chilometri zero …!!
Nicola SALVATORE
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