L’ARROSTICCIERE IN PIAZZA – ‘nghi lu “spedarell” !
Posted on 10 ottobre 2019
10 ottobre 1930, la prima foto storica che ritrae la cottura degli arrosticini – che all’epoca non si chiamavano così – scattata dagli studiosi Paul Scheuermeier e Gerhard Rohlfs a CIVITAQUANA (PE), un paese descritto come segue dalla commare OO Akemi Oo (Micaela), cito il suo messaggio:
“#CITAQUANE davvero fregno ma poco conosciuto perché stiamo fuori dal mondo. Mia nonna diceva che non dovevamo lamentarci “picchè stavame ammezze a na pizze di cascije”, per dirci che stavamo troppo bene nella zona della valle Vestina”.
E mica le chiacchiere.
Ma ‘nzomme la prima foto, come la descrissero i compari ricercatori? Cuscì:
“L’arrosticiere in piazza. Il grande giorno di festa un macellaio ha montato il suo forno da campo vicino alla chiesa (vedi il rilievo romanico sul muro della chiesa!). Tra alcuni mattoni ha acceso un fuoco di lignite e sopra dispone rametti di olivo e sanguinello lunghi 30-35 cm, sui quali ha infilzato 6-8 piccoli pezzi di carne di pecora. La carne salata viene arrostita nel proprio grasso. Uno “spedarell” costa 30 centesimi. Il macellaio taglia con accetta e coltello i pezzi di carne sulla panca; la donna ravviva il fuoco con il ventaglio di cartone. Sul muro della chiesa è appesa la pecora sotto un telo. La sera tutto è stato mangiato e si è fatto un buon affare”.
E questa è la storia, intoscibile e maestosa, del come si facevano gli arrosticini una volta, al di là dei pastori e delle montagne, durante le feste paesane. (E non stiamo parlando della famigerata domanda: “Dove sono nati gli arrosticini?”).
A Civitaquana da qualche anno si onora la foto e si rinnova l’evento storico dell’arrosticiere in piazza (quest’anno il 13 ottobre); e mo devo citare di nuovo la commare, che si assume ogni responsabilità:
“Mi farebbe piacere se ne parlassi perché è un evento storico molto bello da vedere; in pratica vengono imbrizzicati a mano i pezzi di carne a ‘sti ceppi di sanguinello e cotti a terra su due file di mattoni per poi farli assaggiare GRATUITAMENTE. SE PUOI FARCI UN POST TE NE SARò GRATA. SE PUOI VITTE A MAGNÁ DDU RRUST”.
E ancora:
“La mia famiglia tiene l’unico forno del paese, dove fanno il pane ancora come una volta messo a ricrescere nei cestini in vimini… ma non solo: anche i fiadoni ed i taralli dolci tipici del paese con poco zucchero per i vecchietti. Inoltre organizzo uno stand di PIZZE FRITTE (non quelle ‘nzivate d’oje) nella giornata dell’evento… perché tutto ciò che proviene dai nostri nonni non deve morire!”
Oh, a me tutti ‘sti messaggi sono piaciuti; quindi chi può vada a Civitaquana il 13 ottobre, si rifaccia gli occhi, e si faccia offrire da magnà dalla commare Micaela. #creTo.
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