OLIO di PALMA – Ennesima precisazione della nutrizionista Chiara Manzi
Posted on 14 ottobre 2016
Con piacere riporto la lunga intervista a Chiara Manzi, presidente dell’Associazione per la Sicurezza Nutrizionale in Cucina, docente di nutrizione presso l’Università di Roma Tor Vergata, docente di medicina culinaria presso l’Università di Ferrara, presso l’Istituto Superiore di Sanità e ricercatrice in collaborazione con l’Università di Parma, pubblicata su Food24, blog dedicato all’agroalimentare del Sole 24 Ore, e raccolta da Maria Teresa Manuelli.
Olio di palma, “sì” o “no”? – Per Chiara Manzi, presidente di Art joins Nutrition Academy e di ASSIC, l’Associazione per la Sicurezza Nutrizionale in Cucina, la risposta è un secco “no”.
Il parere della massima esperta in Europa di Culinary Nutrition, la branca della nutrizione applicata alla cucina, arriva in risposta al recente articolo del giornalista Nicola Porro, per fare chiarezza all’interno di una polemica che non accenna a placarsi circa gli effetti dell’olio di palma sulla salute dei consumatori, soprattutto di quelli più piccoli.
“Al contrario di quanto sostenuto recentemente da Nicola Porro sul Giornale.it, l’olio di palma fa male alla salute, perché contiene il Glicidolo esterificato, sostanza considerata cancerogena. Ne contiene quantità sei volte superiori all’olio di mais e 19 volte superiori rispetto alle miscele di oli vegetali per friggere: 4000 volte di più dell’olio di oliva. I dati dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) sono preoccupanti: in Europa tutti i bambini consumano tale contaminante più della dose giornaliera tollerabile”, dice la dott.ssa Manzi.
“L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) si è pronunciata il 3 maggio 2016 sulla questione, pubblicando un dossier che conferma i possibili rischi sulla salute connessi ad alcune sostanze potenzialmente cancerogene che si formano durante la raffinazione degli oli vegetali, tra cui anche l’olio di palma – spiega Manzi -. Stiamo parlando dei contaminanti da processo a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, in altri oli vegetali, nelle margarine e in alcuni prodotti alimentari. Si tratta dei glicidil esteri degli acidi grassi (Ge), 3-monocloropropandiolo (3-mpcd), 2-monocloropropandiolo (2-mpcd) e relativi esteri degli acidi grassi. Secondo il parere dell’Efsa queste sostanze suscitano potenziali problemi di salute per il consumatore medio di tutte le fasce d’età giovane e per i forti consumatori di tutte le fasce d’età”.
Il gruppo di esperti scientifici dell’Efsa ha esaminato le informazioni sulla tossicità del glicidolo per valutare il rischio dai Ge, ipotizzando una conversione completa degli esteri in glicidolo dopo l’ingestione. Quest’ultimo è noto per avere potenziali effetti cancerogeni e genotossici, cioè la capacità di danneggiare le informazioni genetiche all’interno delle cellule, un fenomeno all’origine di mutazioni che possono degenerare in cancro.
L’Efsa ha poi messo in relazione il rischio per la salute alle quantità di contaminanti consumate quotidianamente, concentrando soprattutto l’attenzione sui più giovani.
“Non bisogna dimenticare che l’olio di palma, oggi, è ampiamente utilizzato dall’industria alimentare. Si trova infatti nel pane, nelle merendine, nei biscotti, ma non solo: anche in creme di vario tipo sia salate che dolci, negli omogeneizzati e altri prodotti per bambini, nonché in diversi cibi pronti sia secchi che congelati”, precisa Chiara Manzi.
“L’olio di palma è finito nel mirino perché contiene quantità nettamente più elevate sostanze potenzialmente nocive. I più elevati livelli di Ge, come pure di 3-mcpd e 2-mcpd (compresi gli esteri) sono stati infatti riscontrati in oli di palma e grassi di palma. Per i consumatori a partire dai tre anni di età, le principali fonti di esposizione a tutte le sostanze sono rappresentate da margarine, dolci e torte. I Ge costituiscono un potenziale problema di salute per tutte le fasce d’età più giovani e mediamente esposte, nonché per i consumatori di tutte le età con esposizione elevata. Il suo forte limite ai fini della SICUREZZA NUTRIZIONALE sta anche nell’eccessivo contenuto di grassi saturi: in natura l’olio di palma si differenzia infatti dagli altri grassi di origine vegetale per il contenuto dei grassi saturi: esiste una vasta letteratura scientifica che da tempo mette in evidenza con certezza l’associazione tra consumo in eccesso di grassi saturi e aumento del rischio di malattie cardio/cerebrovascolari.”, precisa la presidente di Art joins Nutrition Academy.
Nicola SALVATORE
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