PIZZA, AMORE E FANTASIA… PER I PICCOLI DEL BANGLADESH
Posted on 17 ottobre 2015
Riporto quì di seguito integralmente l’articolo pubblicato a firma di Vito Amodio sul N° 41 di CREDERE (il Nuovo Settimanale dei PERIODICI SAN PALO per Riscoprire la Nostra Fede e Viverla Meglio), dove si racconta della mia ESPERIENZA gestionale di una Pizzeria SOLIDALE nell’Alto Vastese, dove si è anche avuto modo di testare il nuovo Brand PIZZA Abruzzo DOC.
Il maestro pizzaiolo abruzzese Nicola Salvatore, papà di un seminarista appena diventato diacono, ha risposto alla chiamata: aiutare il decollo di una pizzeria solidale della Caritas dove ogni cena sostiene le missioni.
Testo di Vito Amodio
Angelo poteva mettersi alla cassa, al forno, ai tavoli, dove voleva. Dio Padre ha deciso diversamente!». Nicola Salvatore, 54 anni, è pizzaiolo, chef, imprenditore, insegnante, blogger, promotore di fulminanti iniziative gastronomiche e felicissimo, insieme a sua moglie e alla figlia minore, perché da poche settimane il primogenito Angelo è diventato diacono. «La pizza la porto in giro per il mondo; non potevo non portarla in seminario. Con il forno portatile pizza per tutti e per tutti i gusti. Non immaginavo che avrei ricevuto una “mezza” chiamata tra quelle mura pure io! Don Alberto Conti, parroco di Castelguidone e direttore della Caritas diocesana di Trivento, cercava un pizzaiolo. Serviva per far decollare un progetto benefico. È bastata una chiacchierata e l’anno scorso siamo partiti».
Castelguidone è uno piccolo paese di 400 abitanti immerso nello splendido paesaggio naturale dei monti dell’Alto Vastese, in Abruzzo. Lì sorge il “Villaggio San Vito”, accanto all’antica chiesetta omonima. Un’oasi spirituale, per un turismo religioso, culturale e congressuale dotata di un paio di casette con alcuni posti letto e un ristorante. Un progetto nato all’interno della
Chiesa locale per creare lavoro in una zona in cui l’occupazione è un bene prezioso e raro. Ma la sera una pizza speciale è d’obbligo perché si tratta di solidarietà: 1 euro in più a piatto per aiutare i bambini del Bangladesh dove con la stessa cifra si sfama un fanciullo per l’intero giorno.
Quest’anno la pizzeria solidale ha raccolto oltre un migliaio di euro da destinare ai piccoli.
La pizza è prelibatissima e nasce da ingredienti doc abruzzesi, come lo zafferano, la ventricina, il carpaccio di tartufo, l’aglio rosso e la mozzarella ma, soprattutto, da prodotti che sono a “metro zero”, cioè l’orto del villaggio, da dove provengono insalate, zucchine, cipolle, patate e pomodori, tutti squisiti. L’intera struttura dell’Oasi è stata realizzata con fondi messi a disposizione dalla Caritas, dalla Provincia di Chieti, dall’amministrazione comunale di Castelguidone e da numerosi donatori privati. La pizzeria, dopo il periodo estivo, rimane aperta nei weekend fin quando le condizioni metereologiche lo permettono. Nicola Salvatore lo scorso anno ha risposto alla chiamata di don Conti e si è messo con passione alla guida della pizzeria solidale.
«Ho girato mezzo mondo partendo dalla semplice mansione di cameriere; trattorie e navi da crociera e poi Parigi, America, Svizzera», racconta. «Ho avviato ristoranti e continuo a viaggiare con le mie pizze “abruzzesi” e le mie idee perché sono convinto che la pizza è un alimento fondamentale, che deve migliorare e crescere e farsi conoscere per portare ancora benessere e salute a tantissima gente. Ma la pizza bisogna saperla fare!», avverte lo chef. Per questo Nicola ha avuto l’idea di una SCUOLA, dove preparare adeguatamente i ragazzi che desiderano imparare il mestiere di pizzaiolo. «In fondo preparare da mangiare è un gesto d’amore».
Da quando Angelo, il figlio maschio, ha iniziato a prepararsi al sacerdozio nel dicembre del 2008, le pizze di Nicola sono entrate anche in seminario per deliziare iniziative speciali e feste e lì è nato l’incontro che lo ha portato davanti al forno del “Villaggio San Vito”
Castel Frentano, il paese dove Nicola vive, ha festeggiato l’ingresso nella vita sacerdotale di Angelo che il 14 settembre è stato ordinato diacono. E naturalmente dopo la celebrazione, c’è stata pizza per tutti.
«Quella famosa sera di sette anni fa tornai a casa dal lavoro e mia moglie mi fece notare una busta», ricorda Nicola Salvatore. La aprii. C’erano cinque fogli fitti. Erano parole gonfie di sentimento, d’amore e di riconoscenza. E ci dicevano che nostro figlio desiderava accogliere la chiamata di Dio e della Chiesa. Ora, sono convinto che come chef nutrizionista qual è, non mancherà di deliziare le sue prossime pecorelle di pizze meravigliose!». Buon sangue non mente.
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