QUALIFICA DI PIZZAIOLO: UN’IMPASTO DIFFICILE DA FAR LIEVITARE !?
Posted on 1 maggio 2017
Nei primi articoli di questo Blog, espressi già le mie perplessità circa l'”esistenza” reale o virtuale dei pizzaioli … il riferimento era ai fatidici 6.000 pizzaioli mancanti durante la stagione estiva in Italia, unitamente alla “mancanza” di una reale Qualifica, rispondente alle specifiche peculiarità di una professione a tutti gli effetti, tanto blasonata, quanto bistrattata.
Nonostante vi siano in varie località d’Italia, anche alcuni specifici corsi con rilascio di Qualifica Professionale, a fronte delle frequenza, di un corrispettivo corso a volte gratuito, quando questo è istituito da vari Enti pubblici Regionali, Provinciali o altri similari, a volte autofinanziati dagli stessi allievi.
E già qui si può percepire una certa confusione in materia, che io però in occasione del 1° Maggio vorrei riportare all’attenzione sia dei principali interessati; I PIZZAIOLI tutti che di eventuali Enti o Istituzioni sia pubbliche che private, nonché a quel 90/95 % dei privati cittadini italiani (più di una cinquantina di milioni persone circa), che amano e consumano quotidianamente o al massimo settimanalmente il più piatto tricolore più emblematico della tradizione gastronomica nazionale, che si sentano coinvolte in questa storia!
Per parlare di questa storia, potrei partire da quel lontano 9 giugno 1889, quando la pizza e con essa i suoi produttori ufficiali i pizzaioli dell’epoca; tali Don Raffaele Esposito e la moglie Maria Giovanna Brandi i quali ebbero una sorta di riconoscimento ufficiale, potendo chiamare la pizza preparata per i Reali, che visitavano la Città durante il periodo estivo MARGHERITA. Evento storico che io probabilmente (tra i primi Pizzaioli in Italia), ho già avuto modo di festeggiare e “santificare” in più occasioni la prima nel 2009 e l’ultima lo scorso anno…
… anche se a dire il vero la prima Festa della Pizza margherita fu svolta in separata contemporanea, con il vero monumento storico ancora attivo della Pizza italiana , ossia la Pizzeria BRANDI di Napoli in occasione della SFILATA STORICA PER I 120 ANNI DELLA PIZZA MARGHERITA STESSA.
A questa sono POI seguite altre manifestazioni come la giornata internazionale della pizza italiana, ed altre, a vario titolo che potrete tranquillamente ricercare nel web!
Di acqua e farina se n’è impastata da allora… ma la figura del pizzaiolo, rimane ancora sospesa, tra una nutrita serie di Ddl, (che riporto quì di seguito) con annessi svariati interessi pro e contro da parte di associazioni e pseudo organizzazioni di categoria, nonché dall’indifferenza quasi totale degli stessi interessati i PIZZAIOLI...!!
- Ddl sui pizzaioli; se passa testo servirà il diploma. E le associazioni protestano: “Oggi la pizza è morta” – Il cui testo prevede che i pizzaioli studino, dopo un corso di almeno 120 ore (di cui 30 di lingua straniera e 20 di scienze dell’alimentazione) e un esame pratico-teorico davanti a una commissione di esperti. E l’attestato sarà una “condizione necessaria per l’esercizio dell’attività professionale” e per poter “utilizzare marchi o insegne in cui ricorrano riferimenti alla professionalità medesima”
- Più informazioni in merito ai vari Ddl su: Pizza, Senato
Anche se almeno sulla carta i propositi paiono buoni: in Italia “le pizzerie, i ristoranti-pizzeria, le pizzerie d’asporto, al taglio e a domicilio sono circa 48mila” e visto che ogni locale, secondo Amidei, sforna in media 80 pizze al giorno, siamo di fronte a un business che lievita: 4 milioni di margherite, calzoni e napoletane divorate ogni 24 ore, ben oltre il miliardo in un anno. Ci vogliono almeno 100mila pizzaioli provetti per impastare, stendere e sfornare tanto ben di dio. E pizzaioli non ci si improvvisa.
Ma eccoci al punto. Fare la pizza è un’arte così particolare che da più di un anno i pizzaioli napoletani, con l’appoggio del ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e l’impegno di un lobbista d’eccezione, l’ex ministro all’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, sono in corsa per ottenere il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio (immateriale) dell’umanità. La candidatura ufficiale ha già raccolto in tutto il mondo 1 milione e 200 mila firme. Eppure, paradossalmente, in Italia il pizzaiolo non esiste: “Rappresenta un lavoratore fantasma privo di titoli giuridicamente efficaci dal punto di vista professionale” spiega il ddl 2280. Urge quindi correre ai ripari. Ma come?
In pratica però sarebbe un’altra tassa. Ma pagata a chi? A organizzare i corsi (obbligatori), a condurre gli esami (obbligatori), a rilasciare diplomi (obbligatori) e a gestire l’elenco (obbligatorio) dei diplomati saranno “esclusivamente” le associazioni nazionali di pizzaioli riconosciute dal ministero dello Sviluppo economico. “Capiamoci: la legge regalerebbe a pochi soggetti il business incredibile della formazione e del riconoscimento. Cioè una straordinaria rendita di posizione” s’indigna perciò Sergio Miccù, presidente dei pizzaioli napoletani, schieratissimi contro “una politica che fa le leggi col copia-e-incolla e finisce per creare la casta della pizza”.
LOBBY COPIA E INCOLLA. La relazione di Amidei, compresi dati e fatturato delle pizzerie, è infatti copiata pari pari da una proposta di legge del lontano 2007, quella dei Verdi Lion e Fundarò. (Alla cui stesura, guarda un po partecipai anch’io) Un altro buon pezzo del ddl (i corsi, gli esami, il diploma, il ruolo delle associazioni) è ispirato da altri testi presentati in passato, in primis quelli del Pd Giovanni Legnini, oggi vicepresidente del Csm ma all’epoca presidente della commissione Bilancio del Senato: primo tentativo nel 2006, col governo Prodi II e secondo tentativo nel 2008, col Berlusconi IV. Ma è con l’attuale legislatura che i copiatori seriali si moltiplicano: alla Camera ecco Sabrina Capozzolo, Pd, che propone la Patente europea del pizzaiolo (Pep) mentre al Senato, in nome della Pep, si sono attivati il Pdl con Pietro Iurlaro (oggi in Ala) e il Pd con Maria Spilabotte. E qui viene da ridere: sia il Pd che il Pdl hanno presentato un articolato praticamente identico, parola per parola. Confrontare per credere. Persino la relazione iniziale è un copia-e-incolla con trascurabilissime varianti stilistiche, e tutt’e due i testi, a loro volta, si rifanno al “fare la pizza è un’arte” dell’illustre antesignano Legnini.
PIZZA MACEDONIA!? Qualche variazione in tanto copiare, comunque, c’è. Legnini punta, come associazione partner di corsi ed esami, sul Comitato italiano pizzaioli. Spilabotte e Iurlaro, invece, affidano il monopolio di esami e diplomi all’Amar, una piccola associazione pugliese capitanata da tale Enzo Prete, classe 1962, pizzaiolo di Brindisi, vincitore nel 2008 della “Coppa del Mondo della pizza dessert”. Prete ormai in Parlamento lo conoscono tutti: è peggio di un martello nel promuovere e sostenere la causa delle associazioni dei pizzaioli. Soprattutto la sua.
FORMAZIONE DI STATO. Quindi: retromarcia? Cancelliamo tutto? Ma no, un riconoscimento della professione servirebbe. “Lo chiedono soprattutto quelli che lavorano all’estero e subiscono la concorrenza dei “pizzaioli” stranieri” spiega Carmine Coviello, il consulente legislativo dell’Apn. Ma a chi tocca rilasciarlo? Alfonso Pecoraro Scanio non ha dubbi: «È il sistema dell’istruzione pubblica, cioè gli istituti alberghieri, che deve istituire corsi specifici per i pizzaioli e rilasciare attestati e diplomi riconosciuti anche oltre confine”. Ma, prima ancora dei diplomi, bisognerebbe sfornare la legge. E l’impasto, al momento, sta sullo stomaco a troppi.
A questo punto però mi sorge un dubbio: è nato prima l’uovo o la gallina !?
Nel caso della Pizza e del Pizzaiolo io però non ho dubbi … sono nati insieme – in contemporanea… nella fatidica data di cui sopra il 9 giugno 1889. E da quì proseguire/iniziare la battaglia per l’agognato riconoscimento !
Ma prima bisogna conoscere, scegliere e preparare per bene tutti gli ingredienti necessari per far lievitare a regola d’arte questo difficile impasto... ed a chi spetterà questo compito…? Ma è ovvio che a farlo dovranno essere proprio loro I PIZZAIOLI … i principali protagonisti, che poi dovrebbero essere i maggiori interessati, ovviamente coaudiuvati da tecnici ed esperti di settore in materia .Il mio appello è quindi rivolto a tutti quelli che hanno la giusta voglia e l’adeguata esperienza per farlo.
Da quì parte … o meglio sarebbe dire riparte … la mia chiamata per IMPASTARE al meglio possibile questa QUALIFICA del PIZZAIOLO...! Chi vuole intendere … intenda!
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